
Raf Simons: biografia di un talento
Accanto a Miuccia Prada, firma, dal 2020, le collezioni che ogni giorno ammiriamo dalle vetrine del negozio monomarca presente all’interno dei nostri spazi: Raf Jan Simons è lo stilista rivelazione del momento.
Nasce in Belgio nel 1968. Le sue origini appaiono molto distanti dal mondo della moda dato che suo padre era un militare e sua madre una casalinga. E’ la passione per la musica elettronica, e successivamente quella per il punk, ad avvicinarlo, fin da giovanissimo, alla creatività e all’universo fashion portandolo a sperimentare sin da subito stili divergenti e anticonvenzionali.
Quando la direttrice della scuola che frequentava ad Anversa, Linda Loppa, gli consiglia di abbandonare la carriera da industrial designer per iniziare a dedicarsi a tempo pieno alla moda lui non esita e nel 1997 debutta sulle passerelle con una linea che ancora oggi porta il proprio nome. La collezione è influenzata da Martin Margela, maison a cui lo stesso Simons guarda con devozione e a cui si ispira per i suoi primi abiti slim e dallo stile ribelle.
La critica viene immediatamente conquistata da questo giovane talento e dalla sua capacità di rileggere la sartorialità attraverso uno sguardo rivoluzionario e new wave. Non è un caso che uno dei mantra dello stilista sia proprio “Sii orgoglioso della tua individualità”. Simons è antesignano di quella inclusività che oggi le passerelle rivendicano con orgoglio ma che sul nascere nel nuovo millennio era decisamente meno cool a causa di canoni estetici rigidi e ben definiti.
Le sue collezioni, invece, sono sin da subito un inno all’innovazione e all’espressione della propria personalità. Simons diventa così, rapidamente, uno dei nuovi talenti della moda emergente. Non stupisce, quindi, che già nel 2005 venga scelto da Jil Sander come direttore creativo del brand. La consacrazione definitiva, però, avviene quando Dior, orfana di John Galliano, gli offre di ereditare le redini della maison. Simons sa che, se vuole davvero lasciare un’impronta di sé, deve discostarsi dal suo predecessore in maniera radicale: conduce così la casa francese in una direzione opposta a quella di Galliano, tornando alle origini e a un minimalismo elegante e decisamente più sobrio.
Nella sua sfilata di debutto omaggia la passione che monsieur Dior aveva per i fiori allestendo la passerella con un milione di orchidee e rose. La sfida creativa viene vinta a tal punto che Frédéric Tcheng presenta un documentario a lui dedicato e intitolato “Dior and I” al Tribeca Film Festival di New York dove racconta proprio la genesi della prima collezione di Simons per la maison parigina. Lo stilista, però, ama le sfide e dopo aver portato Dior a incrementare le vendite del 60% decide di tuffarsi in nuove avventure.
Approda prima da Calvin Klein e infine alla corte di Prada. Qui, dal 2020, segna un sodalizio creativo al fianco di Miuccia che lo porta, in brevissimo tempo, a ricevere il prestigioso Fashion Awards del British Fashion Council per la categoria Creativity. Riscrive i codici di Prada con ispirazioni legate al punk degli anni Ottanta a lui tanto caro e riuscendo nella non facile impresa di fondere la propria indole ribelle al rigore e alla sottrazione da sempre simbolo della casa milanese. Il binomio si rivela vincente consacrando questo talento nel firmamento della moda internazionale.