Dalla musica, al cinema, alla moda: è Cowboy mania
Ormai è un dato di fatto: la moda cowboy è tornata prepotentemente sulle scene con fasti che non si ricordavano dai tempi in cui Madonna la riportò in voga grazie agli emblematici cappelli Stetson sfoggiati negli indimenticabili video dell’album Music o dai successi cinematografici di Brokeback Mountain, quando il controverso film di Ang Lee riportò in auge montoni e stivali texani. Lo stile cowboy-core è di nuovo tra noi e ha invaso, come spesso succede, il mondo della moda, della musica e del costume.
Abbandonate le sonorità hip-hop e urban la pluripremiata star Beyoncè è stata la prima ad anticipare il trend, spiazzando i fan col suo ultimo album “Cowboy Carter” trainato dalla hit “Texas Hold ‘Em”, dove riesce a unire due culture apparentemente agli antipodi come quella black e quella country.
L’estetica cowboy-core è talmente chiara e riconoscibile nei suoi riferimenti da riuscire ad attraversare due secoli di storia rimanendo fedele ai propri canoni e, nonostante le controversie morali, ha sempre esercitato un misterioso fascino anche verso i mondi a lei più lontani.
In principio furono i primi colonizzatori del west ad abbandonare gli abiti occidentali della East Coast americana per adattarli alle temperature e al contesto del nuovo mondo West: ispirati anche dagli usi dei nativi americani e influenzati dai costumi del vicino Messico. Stivali, cappello, cintura concho Navajo e bandana per proteggersi dalla polvere sono solo alcuni dei riferimenti della divisa di questo mito a cui, nel tempo, si aggiunse l’immancabile jeans Levi’s.
Un look entrato nel mito grazie ai successi del cinema western di Clint Eastwood e John Wayne e alla musica country che ancora oggi è un’industria capace di mobilitare seguaci e fan da ogni angolo dell’America e non solo. Una divisa tanto amata quanto dissacrata: come dimenticare gli abiti di scena di Elton John, Cher, Dolly Parton o quelli irriverenti dei Village People. Anche il mondo del cinema pare essere tornato a innamorarsi di questo mito rileggendolo sotto una nuova chiave, come ben raccontano le recenti pellicole di Almodovar e Jane Campion o l’acclamata serie Yellowstone con un Kevin Kostner in stato di grazia.
Non più descritti come eroici cavalieri machisti ma raccontati nella loro complessità i cowboy vengono finalmente umanizzati e rivisitati nelle loro sfumature più interessanti: prigionieri di ruoli e ambiguità morali, afflitti da paure e debolezze. E’ in questo nuovo contesto che si inserisce anche l’ultimo capolavoro di Ethan Coen, Drive-Away Dolls, con la scandalosa scena in cui Margaret Qualley si presenta completamente nuda indossando solo un paio di stivali texani e richiamando alla mente un altro iconico momento nel cult Thelma & Louise dove, oltre tre decadi fa, un allora sconosciuto Brad Pitt venne consacrato nell’olimpo di Hollywood grazie a un nudo a malapena coperto da un medesimo copricapo.
In questo nuovo scenario la moda non è stata certo a guardare e, a partire da quest’autunno, l’acclamata sfilata di Pharrell Williams arriverà nelle boutique di Louis Vuitton, compresa anche quella di Galleria Cavour a Bologna. Reinterpretata in maniera glamour con cravatte di cuoio, frange, blouson e giacconi di shearling l’estetica cowboy sarà pronta a varcare nuovi confini e nuove chiavi di lettura per quella che sembra essere una moda capace di sedurre sempre: oggi come allora.
Ph: Detroit Publishing Co., Public domain, via Wikimedia Commons – This photo is an excerpt of the original